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martedì 8 marzo 2016

Auguri, donne.


Durante gli anni dell'adolescenza, quando per una sorta di contratto non scritto si lavora a cottimo nel ruolo di "Bastian contrario", ho odiato disperatamente la festa della donna.
Le mie amiche si pavoneggiavano con questo rametto di mimosa ricevuto in regalo ed io le guardavo con malcelato disgusto. 
Io il rametto di mimosa non ce l'avevo mica e, parlando chiaramente, non lo volevo neppure.
Mi sembrava sbagliato festeggiare qualcosa di ovvio. Sono una donna, che cosa c'è di speciale? Perché dovete farmi gli auguri proprio oggi? E domani? Domani gli auguri non me li fate più? E mica sono donna solo l'8 Marzo! 
Insomma... ero diversa dalle mie compagne di scuola. Io l'8 marzo mi svegliavo con la luna storta. Tutti gli anni. 
Poi.. poi succede che si cresce. I 18 anni passano e anche i 20, ad essere sincere. Ci si ritrova in quel punto in cui, certe cose, cominci a capirle. Davvero. Mica per scherzo. Cominci a capire che forse questo giorno ci vuole. Almeno un po'. No, non per andare a ballare con le amiche. O a cena fuori.
No.
Ci vuole un giorno in cui tutti ne parlino, delle donne. Un giorno che ci costringa a ricordare tutte le lotte, i diritti negati, le cose sbagliate... un giorno che sia nostro e nostro soltanto. 
Un giorno pulito, nuovo. Dove non è importante che taglia porti o che lavoro fai. Se hai tatuaggi o le unghie sempre perfette. Uno di quei giorni in cui ci si sente parte di un tutto. Non più io, ma noi.
Almeno un giorno, ci vuole. Per scoprire che siamo ancora sorelle. E amiche. E madri... .
E donne. 
Un giorno che serva a capire che tanto è stato fatto e che tanto ancora è da fare. 
E allora, signore, alziamo i calici e brindiamo.

Alla nostra forza, alla bellezza dell'età che ci portiamo addosso, a tutte le volte in cui abbiamo pianto e a quelle, invece, in cui la nostra risata si è intrecciata al destino di qualcuno.
Brindiamo alle mattine storte, quelle dove anche alzarsi diventa una vittoria. 
Brindiamo ai giorni grigi e a quelli felici. Alla stanchezza di certe serate, quando la cena è ancora sul fuoco, i panni da stirare e ci viene quella voglia sfrenata di lasciar tutto lì e andare a portare fuori il cane. 
Anche quando un cane non ce l'abbiamo.
Brindiamo alla solitudine di certe mattine, quando il sole è bello e ti viene dentro come un sorriso antico, perchè sono le piccole cose che emozionano e noi, quelle piccole cose lì, riusciamo ancora a vederle.
Brindiamo alle serate con le amiche, ai messaggi troppo lunghi, a quella volta in cui ci siamo ubriacate e ancora ci viene da ridere a pensarci. Alle piccole romanticherie che non ci aspettiamo mai, a tutte le volte in cui ci siamo perdute in un abbraccio... . Brindiamo alle nostre braccia, che hanno accolto, sorretto, curato raffreddori , piccole avventure e grandi dolori. Brindiamo alle volte in cui siamo cadute e ci siamo rialzate...quando sembrava la fine e invece siamo riuscite a scrivere un nuovo inizio. Più bello. Più vero.
Leviamo il calice ai sogni che si sono avverati e a quelli che riposano ancora in un cassetto e a tutte le volte in cui la nostra forza e la nostra tenacia hanno fatto la differenza.

E infine, mie care donne, brindiamo a noi. 

Con l'augurio che le nostre figlie conoscano un mondo un pò più ... a misura di donna.


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