IL PANCIOTTO DELLO SPOSO.
Ecco, ci siamo. E’ arrivato il grande giorno…no, non quello
del vostro matrimonio.
Magari.
Parliamoci chiaro, si…la location, le bomboniere, persino le
partecipazioni possono assumere i contorni di meravigliose oasi di pace se
messe a confronto con (rullo di tamburi): la scelta dell’abito da sposo.
Si, avete capito bene. Da sposo. Con la o.
Perché noi ragazze, in fondo in fondo, all’abito delle
nostre nozze ci pensiamo già da anni... sin da quando il nostro primo
fidanzatino, quel cosino dinoccolato e impacciato che ci piaceva tanto alle
scuole medie, ci ha regalato un romantico anello di plastica per il giorno di
San Valentino.
E parliamo di svariati
anni fa… .
Ci arriviamo
preparate, più o meno.
Sappiamo quello che ci piace, quello che proprio non indosseremmo mai.
Anche quelle che, come me, per un certo periodo si sono
professate orgogliosamente single, un’idea su come vorrebbero fosse il loro
abito nuziale, se la sono fatta.
I nostri (quasi) mariti no. Cioè… magari qualche volta hanno
pure pensato che si sarebbero anche potuti sposare, un giorno.
Ma l’abito?
Perché,non basta un completo giacca e cravatta?
Ed è che qui comincia il dramma.
Potete aver pure passato mesi e mesi a spiegare al vostro
lui la differenza tra abito formale e abito da sera, potete pure aver seminato
cataloghi di moda maschile ovunque, evidenziando
a lettere cubitali i modelli che dovrebbe provare…. potete pure avergli fatto fare un test. Tipo esame universitario, per intenderci... sappiate che quando loro entrano in un atelier
si resettano.
Avete presente quando vi si impalla il cellulare e lo schermo
diventa nero? Ecco. In un nanosecondo, tutti i mesi di parole, di consigli; tutti i test, gli interrogatori serrati su quale sia lo stile che avete scelto per il matrimonio, tutte le raccomandazioni svaniscono.
E’ pura ed ineluttabile matematica.
Ci deve essere tipo un buco nero nascosto nelle soglie
d’ingresso degli atelier per maschietti. Altrimenti mica si spiega
perché per settimane abbiamo ripetuto frasi come <<Ricordati che non devi
scegliere né il blu né il rosso eh>> o << Ci sposiamo di mattina,
niente roba da ballo>> e il (quasi) marito ci torna a casa con un
completo da mattina con camicia rossa e cravatta blu o con un vestito tutto pailletes e luccichii. Bello, per carità. Per suonare con i Cugini di Campagna, forse.
‘Che poi fanno pure tenerezza… li vedi aggirarsi per i diversi atelier con
lo sguardo vacuo, tra i commenti amorevoli di madri, sorelle e amici e chiedere
a commesse disperate modelli improbabili o consigli inverosimili:
- -Bello e comodo al contempo. Una tuta con la
cravatta ce l’avete? No?
- -Ah, perché non posso usare le scarpe che ho a
casa? Sono marroni. Dice che col nero non vanno bene? Boh…mi pare strano.
- -Una camicia di seta ma che non sia troppo di
seta. Non so se mi spiego. Tipo misto juta?
- -Un completo quattro stagioni. Sa, così lo
riutilizzo.
- -Un pantalone classico ma svasato. Tipo a zampa
dell’elefante. Dice che con lo smocking non ci va?
- -Il cravattino mi stringe. La cravatta non va
bene. Uno scollo alla coreana? Sa? Tipo quelli cinesi?
E, mentre voi siete disposte a sopportare corsetti che hanno
la stessa comodità di un cappotto chiodato, sottogonne che scartavetrano le
gambe, tacchi talmente alti che al confronto i trampolieri sono novellini,
loro, i (quasi) mariti, si lamentano che la cravatta stringe e la giacca
tira.
Vi inviano foto di completi improponibili:smocking
marrone con cravattino e panciotto in broccato borgogna, scarpe di simil
capretto lucidato dalle marmotte norvegesi e bombetta in feltro stile Charlie
Chaplin.
O completo in seta lucida, con cravattone tipo Conte Dracula
e bastone da passeggio.
E ,mentre minacciate di
usare quel simpatico bastone da passeggio come oggetto contundente,
arriva la foto perfetta.
Un completo meraviglioso, scelto dalla santa commessa.
Tutto è al proprio posto: colori, stile, stoffa.
I vostri occhi brillano di felicità e amore puro.
Non fate in tempo a dire nulla che, con una chiamata a
sorpresa, Lui vi annuncia che ha scartato quel modello lì perché sembrava un
cameriere.
Un cameriere in smocking?
UN CAMERIERE IN SMOCKING?
E’ a questo punto che la bambina dell’esorcista che dimora
in noi fa la sua entrata trionfale.
Quando è accaduto a me, mancava solo che
scendessi le scale al contrario ed il remake del film sarebbe stato perfetto.
Solo che non ho le scale , a casa. A farlo con quelle condominiali non mi
sembrava carino, ecco.
Ma, veramente, ho persino meditato di fare le valigie ed
andarmene di casa. Anzi, le valigie l’ho fatte. Con la roba di lui, però.
Come si suol dire, lo aspettavo al varco. A braccia
conserte, davanti alla porta di casa. Con una faccia che era tutta un programma: muso lungo, labbro tremulo, pianto in tasca ma…
quando Lui è entrato aveva uno sguardo così tenero, così spaesato che, di
colpo, tutto è sparito.
Il panciotto che non mi piaceva, la paura che il matrimonio
potesse essere rovinato, le crisi isteriche… in una frazione di secondo tutto ha perso valore.
Perché, alla fine, stavo per sposare l’amore della mia vita e,
del resto, non mi importava.
I panciotti si cambiano, i vestiti pure.
L’amore, quello
vero, resta.
Ed è solo questo l’importante.
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